Fototipǝ #100: una newsletter che non spiega niente
Ma pone una domanda a cui non so dare una risposta definitiva
Ciao e buon lunedì!
Oggi cominciamo con una buona notizia.
Questa è la centesima newsletter che scrivo.
Questo significa che abbiamo passato insieme un sacco di tempo.
Oggi newsletter un po' più lunga per festeggiare l'evento! 🌟
L'episodio di oggi prova a porre una domanda che trovo molto interessante, per cui non ho la risposta definitiva ma su cui vorrei ragionassimo insieme.
Il sogno di tutti i fotografi è avere uno stile riconoscibile.
Per cui se si vede una tua fotografia si capisce subito che l'hai fatta tu e addirittura nel caso sia una professione, la gente ti paga per scattare a modo tuo secondo quello stile.
👉🏻 Tutti abbiamo nel cuore questo sogno, diciamoci le cose per come stanno.
Per arrivare a quel punto devi essere bravissmǝ, avere una buona intuizione fotografica su qualcosa, scegliere uno stile di linguaggio visivo e una tipologia di soggetto e portarlo avanti con costanza e all'infinito.
Facciamo degli esempi interattivi per capire cosa intendo.
Qui ne ho menzionati alcuni ma è un gioco che potremmo fare per tantissimi autori e autrici. La mia domanda riflessione parte da qui.
Secondo voi Steve Mc Curry, se a un certo punto della sua vita, desiderasse fotografare e fare mostre con immagini di cibo in bianco e nero, potrebbe davvero farlo? Come sarebbe accolto questo cambio da galleristi e grande pubblico?
Io credo che quando hai uno stile molto forte e riconoscibile per qualcosa, questo diventi inevitabilmente una prigione dorata, che magari ti fa guadagnare un posto nel mondo ma da cui non è semplicissimo sganciarsi.
Vasco Rossi potrà mai esimersi dal cantare Albachiara ai suoi concerti? Forse no.
Ecco di questo vorrei parlare.
Riflettevo in questi giorni che quando noi approfondiamo la fotografia, impariamo ad usare questo linguaggio in maniera via via sempre più funzionale al messaggio.
👉🏻 Da un punto di vista formale questo coincide con il sapere scegliere qualcosa che visivamente ci appartenga e che sia a supporto del concetto o della narrazione.
Quindi scelgo il bianco e nero perché... uso il flash perché... scelgo le inquadrature dall'alto perchè... e così via.
Quindi, almeno a livello teorico, trovo che avere la capacità fotografica di potersi permettere di scegliere un “visivo” ogni volta diverso a seconda di ciò che è più funzionale per sviluppare il concetto, possa essere interessante come approccio. Chiaro che questo implica essere fotografǝ bravǝ e capacǝ in uno spettro più ampio di generi e tecniche.
D’altro canto, però, continuando a cambiare stile poi non saremo più “riconoscibili”.
La riconoscibilità, quindi, sembra essere collegata ad una ossessione/intuizione di tipo visivo che è stata azzeccata rispetto al soggetto, ripetuta all’infinito ma che è inevitabilmente vincolante.
Quindi non ho la risposta di cosa dovremmo o non dovremmo fare rispetto a questo tema, però mi chiedo come deve essere questa cosa se per fare ricerca visiva è necessario sperimentare forme modi e soggetti.
Sicuramente essere fotografi “riconoscibili” vincola il raggio d'azione rispetto ad un cambio formale di linguaggio molto forte, soprattutto in relazione all'approvazione del grande pubblico.
D'altro canto, però, avere un'intuizione visivamente brilllante su qualcosa è un merito che va sicuramente riconosciuto.
Io sinceramente non so cosa sia realmente meglio, ma credo che in un mondo dove ci sono tante immagini, sempre più persone fotografano e la possibilità di arrivare ad una capacità fotografica discreta/buona è sempre più accessibile a tantǝ per la quantità di formazione che c'è, forse aprirsi alla possibilità che la vera originalità stia nei contenuti, negli approfondimenti e nel trovare soluzioni visive cucite su misura per il tema, possa essere uno sviluppo interessante del linguaggio fotografico e di quello che ci aspettiamo da un bravǝ autore/autrice.
Però non è la risposta, è una ipotesi di risposta su cui continuo a riflettere.
So per certo che la fotografia è da sempre specchio del tempo e della società in cui viviamo e che la fotografia cambia con noi. Quindi chiedersi cosa significhi essere brave autrici o autori oggi, è una domanda lecita.
Sarei curiosa di sapere che ne pensi tu. Se ti va di commentarmi da app Substack possiamo anche aprire una conversazione collettiva, oppure rispondi a questa e-mail e ne parliamo io e te.
Un abbraccio e buona settimana
Silvia
Ciao Silvia, secondo me bisogna distinguere il professionista dall’artista. I tre che hai citato sono artisti e il fatto che siano riconoscibili per lo stile che conosciamo non implica che debbano restarvi legati per sempre; se lo fanno è perché non hanno nuove idee, hanno smesso di sperimentare o gli fa comodo accettare i desiderata dei galleristi ma questa è anche la morte dell’arte che non dovrebbe essere soggetta a committenti. I Professionisti non devono essere troppo artisti e riconoscibili altrimenti fanno emergere se stessi a scapito del prodotto. Anche nella fotografia di matrimonio, dove potrebbe esserci più spazio per la creatività del fotografo, bisogna stare attenti a non esagerare. Credo sia più importante il “mestiere” l’esperienza acquisita per fare fotografie tecnicamente ineccepibili. In sostanza non si possono salvare capra e cavoli. Buona serata
Mi ha scritto Omar, questo bellissimo contributo via e-mail che vi giro anche qui 🙂
"Mi ha stimolato questa tua domanda in parte mi trovo d'accordo con il tuo quesito.
ti faccio un esempio per quanto viene in mente a me ora. Ad una JAM stavamo suonando con gli allievi del corso, ognuno era preso dalle note che aveva studiato ecc...alla fine i gestori avevano messo musica di sottofondo e uno di loro ha preso una pianola di quelle che colleghi alla bocca col tubo e ci soffi dentro e ha fatto un assolo da paura, con un giocattolo, questo perchè sapeva quello che voleva fare e sapeva soprattutto cosa poteva ottenere con il mezzo che stava suonando. Se come dici tu, uno capisce quale messaggio vuole dare riesce a portarlo a casa anche con uno dei primi telefonini, diversamente anche con l'ultima reflex farà solo foto come la massa rincorrendo le varie mode.
Riguardo al fotografo famoso che non può staccarsi dal suo stile la vedo più semplice, rispetto che ad un musicista, nel senso che un artista magari si trova a dover cantare una stessa canzone spalmata in anni di carriera ed ogni giorno non è uguale e molto probabilmente non avrà sempre lo stesso umore o pensieri che l'hanno portato a comporla in quella maniera, quindi potrà anche non aver voglia di cantarla, invece per il fotografo secondo me è diverso, una volta che è fatta, una foto non la puoi più rifare, potrà essere simile ma non sarà mai più la stessa per N variabili e quindi può anche cambiare la sua visione del mondo.
A livello musicale sono molto apprezzati i musicisti che sperimentano, c'è a chi piace solo una certa parte della loro produzione e chi li abbraccia a pieno, ma li trovo più interessanti di quelli che si chiudono in uno stile perchè vende o per paura di provarne di nuovi. Alcuni di loro proprio lo dicono, che stanno crescendo che hanno una crescita personale e che quel disco ha quel suono perché in quel momento lo pensavano così.
Spero di aver contribuito al tuo quesito.
Non ho letto tutte e 100 le news letter ma trovo interessante e stimolante questa cosa che fai
Grazie per il tempo che gli dedichi😁
Omar