Ciao!
E' la prima volta che mi capita che le newsletter cadano in giorni di festa: prima Natale, oggi il 1 gennaio.
Proviamoci a cominciare questo 2024 con intelligenza 🌍
👉🏻 Per festeggiare insieme l'inizio di questo nuovo anno vorrei segnalarti in primo luogo un bellissimo articolo del Post corredato di 80 immagini, che si chiama “che anno è stato con le fotografie”.
Penso la fotografia abbia ancora un ruolo di primaria importanza nel raccontare il nostro mondo e il tempo in cui viviamo, quindi guardiamoci tutti in queste immagini del 2023 del pianeta terra, tirando le somme di com'è andata e cresciamo la nostra coscienza collettiva.
👉🏻 La cosa di cui vorrei parlare oggi in modalità più estesa è una puntata del podcast “altre storie” di Calabresi dal titolo, “noi siamo una bolla di champagne cosmico” in cui Calabresi intervista Ersilia Vaudo Scarpetta, nota astrofica che lavora all'agenzia spaziale europea.
E' un bellissimo excursus sulla luna, sullo spazio e sulle missioni spaziali, sulle origini dell'universo e sul futuro dell'universo.
Voi penserete che sto impazzendo a parlarvi di astrofisica in una newsletter che parla di fotografia, ma amic* datemi fiducia 🌈
Ascoltando questa intervista, ho scoperto che la musica e i colori, sono un privilegio del pianeta terra perchè ha atmosfera.
La luce stessa non c'è stata da sempre nell'universo, all'inizio tutto era opaco.
Ho trovato molto interessante per noi poi, l'approfondimento sul tempo (lo puoi ascoltare al minuto 31:04).
Come esseri umani non abbiamo un organo di senso che realmente ci consenta di “sentire” il passare del tempo.
Noi siamo abituati a pensare che il passato sia dietro di noi e il futuro davanti, ma esistono delle culture che sostengono che il passato stia davanti a noi, perché è una cosa che posso vedere e che conosco e invece il futuro, totalmente ignoto, ci stia alle spalle.
In questa visione, le parole di Roland Barthes che il noema della fotografia “è ciò che è stato” acquisisce un'altra profondità.
Quando guardiamo a un cielo stellato guardiamo realmente al passato, perché la luce che ci arriva è partita tantissimo tempo fa dalla stella che stiamo osservando.
Ogni volta che scattiamo una fotografia lo facciamo proprio sfruttando la luce riflessa che arriva dal nostro soggetto, che nel caso delle distanze dell’universo (milioni di km di anni luce) lo trasforma in un passato per noi comprensibile, nel caso del nostro soggetto è realmente una frazione infinitesimale di un “prima” che noi sentiamo come contemporaneo.
Credo che come creativi e come fotografi e fotografe abbiamo la responsabilità di farci delle domande sul mezzo che abbiamo tra le mani e sulla “materia” (luce e tempo) con cui costruiamo le fotografie e di approfondire, anche se significa imbattersi nell’astrofisica.
Un'altra cosa che mi ha colpito di questa intervista è quando lei dichiara che diventare un'astrofisica è stato fondamentale da un punto di vista personale, perché da anima inquieta qual era, ha trovato nella consapevolezza della nostra piccolezza, nel fatto che siamo in qualche modo un incidente nell'universo e che l'universo ci è in qualche modo indifferente, qualcosa che le ha fatto ridimensionare il suo sè, proiettandolo verso un esterno espanso e ritrovare libertà.
L’ho trovato stupendo.
©NASA - The Pale Blue Dot - un puntino di luce azzurra.
Questa è una fotografia della terra scattata il 14 febbraio del 1990 dal voyager 1 della NASA, a una distanza di 6 bilioni di km dal sole. L’immagine ispirò il titolo del libro “un pallino azzurro: una visione del futuro dell’uomo nello spazio” in cui lo scienziato Carl Sagan scrisse “Guarda di nuovo a quel punto. Quello è il nostro qui. Quello è casa. Quello siamo noi” (Fonte NASA - The pale blue dot)
Credo che cominciare il nuovo anno espandendosi, e forse anche ridimensionandosi, sia il modo migliore per cominciare.
Un abbraccio e buona settimana
Silvia